Da "BLUE TRAIN" - John Coltrane -
John Coltrane è stato spesso considerato un musicista "curioso", sempre in continua ricerca. Il suo sound penetrante, raffinato, vibrante, simile ad un lamento, dà vita a ciò che potrebbe essere descritta come un’atmosfera minacciosa e infausta, che sembra suggerire (da un punto di vista puramente emotivo) una specie di ricerca di ciò che è remoto, sconosciuto e misterioso. Ovviamente questa è una sensazione personale, ma guardando alla realtà, l’indagine e la ricerca, sono delle costanti in Coltrane. Egli trova continuamente nuovi modi per potersi esprimere sempre meglio, e il risultato è rappresentato dal continuo sviluppo della forma espressiva, che il costante esercizio, l’ascolto degli altri musicisti, l’aggiunta, il rifiuto, o l’assimilazione di nuove idee, lo hanno reso una delle più autorevoli voci del jazz contemporaneo.
Il sound di John, come ho già detto, è abbastanza particolare. É sicuramente il suo tratto distintivo più evidente (analogo a quello di Dexter Gordon, il musicista che esercitò una grande influenza su Coltrane quando questi era all’inizio della sua carriera), ma con una sfumatura in più oltre all’originalità del suono. Il suo modo di pensare è un tutt’uno con l’approccio armonico. La sua mente, le sue idee, spesso sembrano mutare velocemente; serie di note sembrano a prima vista suonate senza precisi schemi, ma come Miles Davis e Thelonius Monk (i due musicisti a lui professionalmente più vicini, entrambi etichettati come eccentrici e/o "strumentalmente poveri"), John ne è consapevole e tutto ciò che fa è perfettamente sotto controllo. Ciò che potrebbe sembrare all’improvviso scartato, viene invece utilizzato come punto di partenza per ulteriori ricerche.
Nato ad Hamlet, nella Carolina del Nord il 23 Settembre del 1926, John iniziò a studiare il sax contralto e il clarinetto all’età di quindici anni. Poi, dopo un’esperienza nella marina militare, suonò con King Colax, con Eddie Vinson (passando al sax soprano), sporadicamente con Howard McGhee all’Apollo di New York, con la big band di Dizzy Gillespie, a Philadelphia con Lonnie Slappey, a Cleveland con Guy Crosse, con Earl Bostic e con Johnny Hodges. Nel 1955 Coltrane si unì al Miles Davis Quintet, e una volta lasciatolo, lavorò per più di un anno e mezzo grazie a piccoli ingaggi, prima di aggregarsi al quartetto di Thelonius Monk. (Per inciso, la band di Monk stava suonando da quindici settimane di fila al Five Spot, un locale frequentato da appassionati di jazz, nel Greenwich Village). Coltrane riconosce che l’aver lavorato con Davis e Monk rappresenti "un’esperienza musicale d’inestimabile valore". Il tirocinio con queste due eminenti personalità gli ha dato una formazione che la maggior parte dei musicisti non potrebbero maturare nell’arco di una vita intera. Inoltre, sia Davis che ora Monk, (essendo entrambi della stessa scuola) non hanno mai voluto limitare il senso di libertà musicale che contraddistingue Coltrane, musicista che sperimenta senza temere di essere criticato, e che comunque ha buone possibilità di essere apprezzato.
John, che possiede una personalità fortemente autocritica, si apre alle proposte degli altri con facilità e senza limiti preconcetti. Molti sono i suoi beniamini: Miles ("Mi interessa molto il suo modo di suonare. Ha un’ottima conoscenza della struttura armonica e di quella degli accordi. Ne discutevo con lui abbastanza spesso."), Dizzy, Lee Morgan, Donald Byrd, Joe Gordon, Hank Mobley, Johnny Griffin, Sonny Stitt, Cliff Jordan, Monk, ("Thelonius utilizza tutti gli accordi disponibili. Non avevo mai sentito niente di simile, e riconosco di aver imparato molto da lui."), Red Garland, Kenny Drew, Phineas Newborn, Max Roach, Philly Joe Jones, Elvin Jones, Paul Chambers, Wilbur Ware, Earl May, Cannonball, Jackie McLean, Jay Jay Johnson, Curtis Fuller e Milt Jackson.
John aveva già registrato per la Blue Note con Paul Chambers e con Johnny Griffin.
Coltrane selezionava tutti i musicisti per i suoi appuntamenti. Lee Morgan, l’entusiasmante Brown Style alla Gillespie di Navarro, un giovane trombettista che debuttò professionalmente con Dizzy Gillespie quando aveva solo diciotto anni, e che, nell’arco di pochissimo tempo, venne riconosciuto come un leader della tromba, le cui incisioni sono state raccolte in cinque album dalla Blue Note, uno dei quali realizzato con Hank Mobley.
Curtis Fuller che, quasi come Jay Jay Johnson, è ritenuto dal pubblico come il miglior trombonista, ha registrato alcuni dischi da solo, uno a fianco di Bud Powell e uno con Cliff Jordan. Le sue concezioni musicali sono in costante crescita, come pure l’energia e il vigore.
La sezione ritmica, che comprende Kenny Drew, Paul Chambers e Philly Joe Jones, è superba. Drew è un pianista con radici blues che possiede una tecnica moderna e coesiva. Chambers e Jones sono famosi sostanzialmente per le loro brillanti esecuzioni realizzate con Miles Davis; avendo lavorato con Coltrane per molto tempo, affiancandolo brillantemente, entrambi hanno un’estrema familiarità con il suo tratto. Paul si presenta con le incisioni fatte da solo e con quelle realizzate con Kenny Burrel, Lee Morgan, Hank Mobley, e con Sonny Rollins. Philly Joe ha lavorato con i gruppi di J.R. Monterose, Clifford Brown, e di Morgan.
I quattro emozionanti brani contenuti in questo album, sono di Coltrane. Quello che gli dà il titolo, Blue Train, è un blues misterioso e conturbante. Coltrane percorre velocemente un sentiero deserto con Lee e Curtis che, verso la fine del suo assolo, ne aumentano lo slancio e la spinta emotiva. Lee vi subentra con energia, per essere poi seguito con decisione da Fuller. Proprio prima che Curtis dia spazio all’assolo pulsante di Kenny Drew, il riff di John e di Lee gli sta dietro. Chambers esegue un assolo breve ma d’effetto prima che il gruppo ritorni sul tema.
Moment’s Notice è una "allegra passeggiata" con gli assoli vivaci di Coltrane, Fuller, Morgan, Chambers (con l’archetto), e di Drew.
Locomotion, è un blues in levare, secco e dirompente che inizia con un’introduzione rockeggiante di batteria per poi seguire con un tema armonico ripetuto, con Coltrane che salta sulle parecchie pause tra gli schemi ricorrenti, prima di iniziare l’assolo, imitato da Fuller, Morgan, Drew e Jones che lo seguono.
I’m Old Fashioned, una deliziosa vecchia popular song che fu suggerita a Coltrane da un amico, è qui riproposta in un arrangiamento raffinato. In questo brano John manifesta la passionalità che sa sprigionare nelle ballads e si dimostra abile nel sapersi adattare a qualsiasi tempo. Anche Curtis, Kenny e Lee che hanno il loro spazio, interpretano questo brano con sensibilità e acume.
Lazy Bird è un vago ricordo dell’originale di Todd Dameron. Dopo una breve introduzione di piano, iniziano a suonare in quest’ordine Morgan (brevemente affiancato dagli altri fiati), Fuller, Coltrane, Drew, Chambers (con l’archetto) e Jones. Alla fine Lee ritorna con il tema uscendo dalla linea di Coltrane e di Curtis.
La caratteristica forse più sorprendente di questo album è che esso è libero, ma non disordinato e in cui la splendida forma dei musicisti si riflette anche nell’armonia stessa del gruppo.
—Robert Levin